L’olio di oliva è un grasso (o lipide) ottenuto dalla spremitura delle olive. La sua composizione è data da:
L’elevato contenuto di grassi monoinsaturi (acido oleico) rende l’olio di oliva utile nella prevenzione dei disturbi cardiovascolari. In particolare, esso interviene nella riduzione dei livelli di LDL (colesterolo cattivo) senza modificare la concentrazione di HDL (colesterolo buono). Proprio per questo motivo, l’olio (in particolare EVO) è considerato la principale fonte di grassi nella Dieta Mediterranea.
L’olio di oliva è anche ricco di polifenoli (responsabili del gusto leggermente amaro e piccante) e vitamina E. Questi importanti antiossidanti contribuiscono a proteggere le membrane cellulari dall’ossidazione e aiutano a prevenire e combattere l’invecchiamento cutaneo, contrastando la formazione dei radicali liberi.
Il consiglio è di consumare l’olio a crudo, come condimento. Tuttavia, dato il suo elevato punto di fumo (195°C), può essere utilizzato anche per cucinare ed effettuare fritture.
Con circa 900 Kcal per 100g di prodotto, l’olio di oliva rappresenta un alimento molto calorico. Proprio per tale ragione, la dose giornaliera consigliati è di 3 cucchiai (ogni cucchiaio è circa 10 ml). Un consumo eccessivo, infatti, potrebbe vanificare le proprietà benefiche intrinseche del prodotto. Un’assunzione smisurata, ad esempio, può comportare un innalzamento dei livelli di colesterolo.
In virtù del suo valore energetico, l’olio va assunto con cautela a maggior ragione in pazienti obesi e in sovrappeso. Il consiglio, in questo caso, è sì di utilizzare l’olio nel proprio regime alimentare, senza però superare il quantitativo giornaliero consigliato da un professionista (medico o nutrizionista).
In commercio esistono diversi tipi di olio di oliva, ciascuno con differenti proprietà. La classificazione si basa sull’acidità, cioè sulla percentuale di acidi grassi liberi che si separano dalla molecola di olio andando a comprometterne l’integrità.
Il più conosciuto ed anche il più pregiato è l’olio EVO (extravergine di oliva). Questo tipo di olio deve avere un’acidità inferiore allo 0,8% e deve essere privo di difetti organolettici. Per essere classificato come extravergine, inoltre, deve rispondere agli standard definiti dalla normativa europea (Regolamento CEE n. 2568/91 e successivi aggiornamenti).
L’olio extravergine di oliva è di categoria superiore perché viene ottenuto direttamente dalle olive, mediante procedimenti meccanici. Questo tipo di olio, a differenza di altri, non è sottoposto a processi di raffinazione.
Un buon prodotto è rappresentato anche dall’olio vergine di oliva. Per questa tipologia, per la quale è tollerato qualche difetto organolettico, l’acidità deve essere compresa tra lo 0,8% e il 2%.
Un olio che supera il 2% di acidità, invece, è classificato come olio di oliva vergine lampante. Questo tipo di olio è sottoposto ad un processo di raffinazione per correggerne gusto e acidità.
L’olio di oliva è ottenuto da una miscela di olio di oliva raffinato e olio di oliva vergine. Esso ha un’acidità inferiore all’2%. L’olio di sansa, infine, presenta un’acidità non superiore all’1%. Questo tipo di olio è ottenuto dal residuo del processo di lavorazione delle olive, definito appunto sansa.
È sempre importante leggere l’etichetta prima di scegliere l’olio d’oliva, facendo attenzione alla provenienza e al processo con cui è stato ottenuto. Il consiglio, poi, è di verificare che sull’etichetta sia riportata la dicitura “Estratto a freddo”. Questo processo di estrazione, infatti, permette di non alterare le proprietà benefiche dell’olio di oliva.