Il sole aiuta davvero a contrastare e ridurre l’acne? Un argomento a lungo dibattuto negli ambienti scientifici e che necessita di chiarezza, per evitare di alimentare falsi miti e indurre a comportamenti sbagliati che possono causare problemi più o meno gravi.
Con l’arrivo dell’estate e l’allentamento delle misure restrittive post lockdown, ci prepariamo tutti a concederci qualche giornata da trascorrere in spiaggia. È giusto quindi affrontare l’argomento relativo all’esposizione solare per coloro i quali sono soggetti all’acne. Vediamo quindi, per prima cosa, cos’è l’acne. In seguito, andremo ad analizzare alcuni luoghi comuni per far luce sul rapporto tra sole ed acne.
L’acne costituisce una patologia della pelle che interessa, nello specifico, il follicolo pilifero e le ghiandole sebacee. Nelle persone con pelle mista e grassa, l’eccessiva produzione di sebo si unisce ad un’insufficiente desquamazione delle cellule morte.
Queste cellule, trattenute sulla cute dal sebo, vanno ad occludere i follicoli piliferi. In questo modo, il sebo non ha più modo di fuoriuscire dal poro e dà vita così alla lesione. In base al tipo di lesione che si viene a creare, possiamo individuare diversi tipi di acne.
Nelle ghiandole sebacee si forma il sebo che va a riempire il follicolo, causandone il rigonfiamento delle pareti. Da qui si formano i comedoni, che possono essere classificati in:
A seconda della diffusione dei comedoni (aperti e chiusi), possiamo parlare di acne comedonica lieve e grave.
In questo caso l’infiammazione del follicolo è più evidente. È la forma di acne più diffusa e si presenta con la prevalenza di papule e pustole nelle zone interessate.
L’infiammazione in questo tipo di acne è molto intesa, profonda ed estesa attorno al follicolo pilifero. Si arriva alla formazione di noduli e cisti sottocutanee che possono lasciare cicatrici più o meno evidente sulla cute.
È lo stadio più avanzato e grave dell’acne, con lesioni nodulo-cistiche che si protraggono nel tempo e che possono lasciare spesso vere e proprie cicatrici.
Molti di noi, probabilmente, hanno sentito almeno una volta la frase “Il sole fa bene all’acne, asciuga la pelle”. Ma quanto c’è di vero in questa affermazione? Più che una dimostrazione scientifica, alla base di questa convinzione c’è un luogo comune che riguarda il rapporto causa-effetto tra sole e acne. Proviamo allora a capirne di più.
Partiamo da un assunto da cui non possiamo prescindere: la sovraesposizione al sole costituisce una forte minaccia per la salute della nostra pelle. Tale concetto è ancor più veritiero per coloro i quali sono soggetti ad acne.
Esporsi al sole in maniera moderata, per tempi non troppo prolungati e nelle ore meno calde della giornata, può contribuire in minima parte a diminuire l’infiammazione della pelle acneica, uccidendo batteri e microrganismi dannosi. Ciò però non equivale a dire che l’esposizione al sole rappresenta la cura o la soluzione all’acne.
La sensazione di avere una pelle più asciutta e brufoli più secchi è solo apparente. Anche dal punto di vista visivo, la minore evidenza dell’acne è dovuta all’abbronzatura che imbrunisce le lesioni e le rende meno vistose. A tale situazione di apparente risoluzione o attenuazione del problema, segue solitamente una fase di nuovo picco dell’acne in concomitanza con l’arrivo dell’autunno.
Ciò è dovuto al fatto che l’esposizione ai raggi ultravioletti (UVA e UVB) e infrarossi (IR), provoca un ispessimento dello strato superficiale della pelle. Questo porta alla formazione di comedoni e ad una conseguente proliferazione delle infiammazioni che conducono all’accentuazione dell’acne.
Come già detto, quando siamo al sole ci esponiamo sia ai raggi ultravioletti che agli infrarossi. Quest’ultimi contribuiscono a surriscaldare la pelle e dilatare i vasi capillari; le ghiandole sebacee vengono stimolate oltremodo e danno il là ad una proliferazione di batteri che danneggiano la cute e danno vita a piccoli puntini pruriginosi.
Si parla in questo caso di acne estiva (acne aestivalis) o acne di Maiorca. Tale forma di acne colpisce maggiormente le donne, in età compresa tra i 25 e 40 anni e con una pregressa patologia acneica avuta durante la pubertà.
Per evitare questo tipo di problema, oltre all’utilizzo della protezione solare, il consiglio è quello di bagnare frequentemente la pelle. È possibile servirsi di un semplice spruzzino, col quale nebulizzare l’acqua sul corpo ed abbassare così la temperatura della cute.
È sbagliato pensare che l’utilizzo della protezione solare vada a soffocare ancor di più la pelle. Quando ci si espone al sole, è sempre buona norma utilizzare dei filtri solari in grado di proteggere la nostra cute dalle scottature. Per questo, anche chi soffre d’acne (a maggior ragione) è tenuto ad utilizzare creme protettive prima di esporsi ai raggi UV e IR.
L’aspetto più importante da tenere in considerazione nella scelta della crema solare giusta, è la texture. Esistono sul mercato dermocosmetico filtri solari (minerali e non minerali) formulati appositamente per le pelli miste e grasse con tendenza acneica.
È fondamentale scegliere un filtro solare non grasso, non comedogeno, in grado di proteggere la pelle senza però occludere i pori. Il fattore di protezione (SPF), invece, non dipende dall’acne ma dai tipi di pelle e dal fototipo della persona (scopri di più).
Per coloro i quali sono sottoposti a cura farmacologica nel trattamento dell’acne, è consigliabile rivolgersi al medico prima di esporsi ai raggi solari. Alcuni farmaci utilizzati nella cura dell’acne, infatti, sono fotosensibili e possono portare alla comparsa di macchie sulla pelle in seguito ad un’esposizione solare.
Senza sospendere la cura, è dunque sempre meglio chiedere consiglio al dermatologo: questi saprà consigliare eventuali modifiche alla terapia, adattandola all’esposizione al sole.
Gli eccessi, è noto, non fanno mai bene. Ciò vale anche nell’igiene da garantire alle pelli acneiche. Il consiglio è quello di lavare la pelle con acqua tiepida, scegliendo saponi con ph lievemente acido. In alternativa, è possibile utilizzare prodotti specifici consigliati dal proprio dermatologo.
Attenzione però a non eccedere. Lavaggi troppo frequenti, accompagnati dall’utilizzo di detergenti aggressivi e creme eccessivamente grasse, peggiorano la situazione. Il rischio è quello di ostruire i follicoli piliferi e accentuare l’acne.
I rimedi per contrastare e ridurre l’acne variano da soggetto a soggetto, a seconda di diversi fattori: età, sesso, gravità del problema, eventuale periodo dell’anno in cui il problema si manifesta con maggiore intensità. Una volta individuata la causa della patologia, si può stabilire una terapia adatta.
In caso di acne lieve, caratterizzata dalla presenza non diffusa di comedoni (aperti e chiusi), può essere sufficiente trattare la cute con prodotti dermocosmetici specifici. Esistono sul mercato diversi prodotti formulati appositamente per le pelli acneiche.
Se l’acne si presenta con pustole e papule, come spiegato dal professore Fabio Ayala (direttore della Dermatologia Clinica all’Università di Napoli Federico II) in un’intervista al Corriere della Sera, si può far ricorso a farmaci locali come i retinoidi per ridurre l’ipercheratosi del follicolo e aprire lo sbocco follicolare. In alternativa, si può utilizzare il benzoilperossido e la clindamicina per ridurre la componente batterica.
Lo stadio più avanzato di acne, caratterizzato da cisti e noduli con evoluzione cicatriziale, va trattato sotto scrupolosa valutazione di un dermatologo. Sarà suo compito valutare in che modo intervenire, con una terapia ad hoc.
L’utilizzo del trucco può rendere ancor più difficile la traspirazione della pelle. Esistono però alcuni prodotti specifici, appositamente formulati per essere utilizzati sulle pelli acneiche. Sempre senza eccedere, è possibile utilizzare prodotti di make-up non occludenti e non comedogenici. È fondamentale, successivamente, rimuovere in maniera accurata il make-up con un detergente per purificare in profondità la cute.