La variante Omicron, isolata inizialmente in Botswana e Sudafrica, ha dimostrato negli ultimi mesi di avere un’elevatissima contagiosità. Questa caratteristica ha portato Omicron, tra tutte le varianti Covid, ad essere predominante in Italia nel giro di pochissimo tempo. Dall’ultimo report riferito alla sorveglianza (effettuato il 3 gennaio 2022), la variante Omicron è risultata infatti essere la più diffusa nel nostro Paese con una prevalenza dell’81%.
Prima di analizzare nello specifico Omicron, è bene comprendere cosa sia una variante di un virus. Una variante Covid è una forma di SARS-CoV-2 diversa rispetto a quella isolata in origine, ad inizio 2020. Non tutte le varianti sono però di rilievo dal punto di vista medico-scientifico. Ma qual è allora il criterio che stabilisce la rilevanza di una variante?
Gli sforzi della comunità scientifica si focalizzano su quelle mutazioni, le cosiddette varianti interessanti o VOI (variant of interest), che provocano un cambiamento della proteina Spike. Questa proteina è la chiave che il virus usa per entrare nelle nostre cellule. Allo stesso tempo, è il segnale che i nostri anticorpi riconoscono per attaccarlo e distruggerlo. Lo stesso segnale è riconosciuto dai test antigenici rapidi e da un’arma molto importante che abbiamo nella cura del Covid, gli anticorpi monoclonali.
Da qui è facile intuire come una mutazione della proteina Spike può generare una variante che riesce ad entrare più velocemente e con maggiore efficacia nelle nostre cellule, sfuggire ai test, ai vaccini e agli anticorpi monoclonali. Quando gli scienziati notano un tale cambiamento del comportamento del virus, la variante non è più di interesse ma diventa preoccupante o VOC (variant of concern).
Ogni paese ha una sua rete di laboratori che sequenziano, cioè decifrano, il codice genetico del SARS-CoV-2 a partire dai campioni raccolti per i tamponi molecolari. In Italia ad esempio sono più di 70 i laboratori regionali accreditati, che inviano i loro risultati su una piattaforma nazionale gestita dall’Istituto Superiore di Sanità.
Il sequenziamento è però, probabilmente, uno dei nostri punti deboli. L’Italia sequenzia infatti poco rispetto ad altri paesi, per cui abbiamo minori probabilità di individuare una variante sul nascere. Una curiosità: anche le acque reflue vengono testate per la presenza del SARS-CoV-2.
In base a tutti i dati raccolti, l’ECDC (Centro Europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie) ha classificato come preoccupanti, dall’inizio della pandemia ad oggi, cinque varianti.
In origine queste varianti Covid venivano indicate col nome del paese in cui erano state isolate per la prima volta. Successivamente si è deciso di utilizzare una lettera dell’alfabeto greco per la classificazione. Ricordiamo quindi:
Oltre alla elevata capacità di contagio, la variante Omicron ha dimostrato talvolta di riuscire a sfuggire ai tamponi. È bene precisare, però, che tale rischio è riferito solo ai tamponi antigenici rapidi. In particolare si è visto che il tampone rapido può dare dei falsi negativi soprattutto se effettuato troppo presto.
Il consiglio quindi è di ripeterlo dopo qualche giorno e di non usare mai il tampone come lasciapassare ad un allentamento delle misure di prevenzione, come l’uso della mascherina e il distanziamento. Il tampone molecolare, invece, garantisce un’assoluta affidabilità nella diagnosi.
Questo tipo di variante Covid sembra non causare infezioni molto gravi. È quindi possibile contrarre Omicron senza febbre? In molte persone colpite da questa variante del virus, questi si è manifestato senza febbre ma solo con sintomi simili a quelli di un raffreddore.
È difficile tuttavia stabilire se la diminuzione della gravità dei sintomi sia da attribuire ad una minore severità della variante o al fatto che gran parte della popolazione abbia completato o almeno avviato il ciclo vaccinale.
In questo senso, gli esperti ipotizzano che grazie al livello di immunizzazione offerto dalla campagna vaccinale e dalle precedenti infezioni, la pandemia si stia trasformando in endemia. Se così fosse, lentamente ci abitueremo a convivere con questo virus e lo faremo grazie alle preziose armi che abbiamo per impedirgli di esprimere tutta la sua aggressività.
Ci si può ammalare più di una volta con la variante Omicron? Assolutamente sì. È possibile che un individuo contratta la medesima infezione da Omicron per più di una volta. Tuttavia, in linea teorica, il sistema immunitario dovrebbe essere preparato e riuscire risolvere con maggiore efficacia un nuovo contagio.
Gli anticorpi monoclonali sono dei farmaci che si legano alla proteina Spike del virus, permettendo al nostro sistema immunitario di riconoscerlo e distruggerlo. Se la proteina Spike muta troppo, l’anticorpo può non riconoscerla più. È per tale ragione che, purtroppo, le cure con gli anticorpi monoclonali stanno dimostrando una perdita di efficacia rispetto alla variante Omicron.
Attualmente, per i casi gravi, i farmaci d’elezione restano i corticosteroidi e gli antagonisti dell’IL6. Si tratta di farmaci che agiscono bloccando quella reazione infiammatoria abnorme che può causare la morte. A questi si aggiungono gli antivirali, ovvero farmaci che attaccano direttamente il virus.
Attualmente in Italia abbiamo diversi farmaci approvati per il trattamento della malattia Covid19, anche se in regime di monitoraggio addizionale. Ciò significa che tali farmaci sono costantemente monitorati, in quanto nessuno di essi è privo di effetti collaterali (che, anzi, possono essere anche gravi).
Attualmente in Italia non è in programma una quarta dose di vaccino. Tuttavia è probabile che nei prossimi mesi, chi ha già completato il ciclo vaccinale di tre dosi, potrebbe dover effettuare un nuovo richiamo. Ad oggi non è possibile sapere se e quando questo si renderà necessario. Soprattutto, non sappiamo se verranno impiegati vaccini appositamente formulati per le nuove varianti.
L’unica certezza che abbiamo è che i virus mutano quando liberi di circolare. Per tale ragione, più riusciamo a tenere il SARS-CoV-2 a bada e minori saranno le probabilità di sviluppo di nuove varianti. E no, non sono i vaccini a creare le varianti. Questa è una colossale bufala, come innumerevoli altre che girano quotidianamente sul web.