Scopriamo insieme l’importanza del latte materno, quale è il fabbisogno nutrizionale della mamma, cosa mangiare e quali sono i cibi da evitare in
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A cura di
Dott.ssa Valentina Cuomo
Allattare al seno è il modo più naturale e sano di alimentare un neonato. Tutti i mammiferi nutrono i loro piccoli in questo modo e l’uomo non fa eccezione. I pediatri e in generale l’OMS insistono molto sull’importanza dell’allattamento al seno, che presenta vantaggi per la salute sia del bambino che della mamma. Nella settimana mondiale dell’allattamento (dall’1 al 7 agosto), proviamo ad approfondire il tema e a dare qualche consiglio alle neomamme.
Il latte materno è un alimento molto complesso ed estremamente prezioso per i neonati. Innanzitutto, ha una composizione che varia rispetto alle esigenze nutrizionali del bambino. Nei primi 5 giorni di vita viene prodotto il colostro, più denso e calorico e ricco di anticorpi e fattori di crescita. Successivamente la composizione cambia, adattandosi alla crescita del piccolo che se ne nutre.
Dopo i sei, sette mesi di vita è ancora un alimento perfetto, ma da solo non è più sufficiente a soddisfare il fabbisogno del lattante. È in questa fase che si iniziano ad introdurre cibi solidi. Ciò non significa che bisogna smettere di allattare al seno, anzi l’OMS raccomanda di prolungare l’allattamento fino a quando la diade mamma-bambino lo desidera.
Oltre a fornire nutrimento al bambino, il latte materno ne protegge la salute, rinforzandone le difese immunitarie. Inoltre, favorisce lo sviluppo cognitivo e il legame con la mamma.
Durante l’allattamento il fabbisogno nutrizionale della mamma aumenta considerevolmente. La produzione del latte materno infatti richiede un aumento in termini di calorie assunte, rispetto alla gravidanza, di circa 300-500 Kcal. Questa energia in più non deve prevenire da “calorie vuote”, cioè da cibi ricchi di grassi e zuccheri o dall’alcol. Bisogna invece prediligere cibi sani ed equilibrati dal punto di vista nutrizionale, per assicurare al bambino e alla mamma una buona salute.
Inoltre, aumenta il fabbisogno di minerali quali calcio e fosforo e in generale di tutte le vitamine. Fanno eccezione il ferro e l’acido folico, per i quali la richiesta è minore rispetto al periodo della gravidanza.
Nel caso di alimentazione vegana della mamma è indispensabile un’integrazione di vitamina B12, tramite alimenti addizionati o mediante integratori. Questa vitamina infatti è solo di origine animale e una sua carenza può provocare nel lattante gravi ritardi di crescita, disturbi neurologici ed anemia. Inoltre, sia la dieta vegana che quella vegetariana, ricche di fitati e fibre, possono determinare un ridotto assorbimento di ferro e zinco.
In linea generale, l’alimentazione di una neo mamma che allatta deve rispettare le raccomandazioni valide per tutti, con qualche piccola attenzione in più. Innanzitutto, non bisogna mai trascurare l’apporto di liquidi, assumendo dai 2,5 ai 3 litri di acqua al giorno. Per aiutarsi a bere abbastanza si può optare anche per tisane e brodo.
Molte mamme trovano comodo bere proprio mentre allattano, tenendo vicino a sé la bottiglia d’acqua. Infatti, spesso lo stimolo della sete appare proprio durante la poppata ed è molto più semplice così assumere la giusta quantità di liquidi. Inoltre, bisogna assicurarsi di mangiare molta frutta e verdura, preferibilmente fresche e di stagione, preferendo cibi ricchi di proteine, grassi buoni e carboidrati complessi.
L’alimentazione in allattamento deve essere costituita da 5 pasti, comprendenti colazione, due spuntini, pranzo e cena.
Colazione: latte o yogurt con fette biscottate con marmellata, biscotti o cereali integrali, pane con prosciutto magro e formaggio, un frutto o una spremuta.
Spuntini: formaggio, yogurt, un frutto, crackers integrali.
Pranzo e cena: fonti proteiche (pesce, carne, latticini, uova, legumi), carboidrati complessi (cereali, pasta, pane preferibilmente integrali), una porzione di verdura e un frutto.
Come condimento preferire l’olio extravergine di oliva.
Un tempo la lista dei cibi da evitare in allattamento era davvero lunga, rendendo povera e monotona la dieta delle neo mamme. Tutti i recenti studi però invitano a seguire in allattamento una dieta variata, come quella che è raccomandata in gravidanza. Sono invece da evitare: cibi troppo elaborati e ricchi di grassi, alcol e caffeina. Mentre meritano un’attenzione in più i cibi allergizzanti e quelli che possono conferire al latte un sapore sgradevole.
L’alcol passa nel latte molto facilmente, in una quantità che dipende dalle dosi e dall’assunzione contemporanea di cibo. Raggiunge il picco di concentrazione nel latte 30-60 minuti dopo la sua assunzione, ed è rilevabile fino a 2-3 ore dopo.
Secondo le linee guida SIGO sono assolutamente da evitare i superalcolici, che contengono quantità elevate di alcol etilico. La scelta più sicura è l’astensione dal bere alcolici, ma sono concessi due bicchieri a settimana di vino o di birra, da associare ai pasti. Inoltre, si raccomanda di aspettare due ore prima di allattare.
Il motivo di tanta attenzione sta nel fatto che l’alcol può avere effetti dannosi per il bambino e l’allattamento stesso. Nel neonato l’assunzione di alcool può provocare ipoglicemia, vomito, diarrea, sedazione e per tempi prolungati problemi neurologici e dello sviluppo mentale e cognitivo. Inoltre, la produzione di latte può diminuire in seguito all’assunzione di alcol, che sembra essere correlata ad una diminuzione della prolattina.
Anche la caffeina viene facilmente escreta nel latte materno, causando nel neonato agitazione, irritabilità e insonnia. Le dosi accettabili sono di 200-300 mg di caffeina al giorno, corrispondenti a due-tre tazzine di espresso. È bene ricordare che la caffeina è contenuta anche nel cioccolato, nel tè, nella cola e in altri soft drinks.
Fino a pochi anni fa si raccomandava alle mamme di evitare di assumere:
Questa esclusione era dovuta a vecchie credenze, senza alla base dimostrazioni scientifiche. Invece se questi alimenti hanno fatto sempre parte dell’alimentazione della mamma, non c’è alcun motivo per escluderli all’improvviso.
Le ultime evidenze dimostrano che la mamma che continua a mangiare in allattamento cibi allergizzanti, aiuta l’organismo del piccolo a tollerarli. In questo modo diminuisce il rischio di allergie o l’entità della risposta quando quegli alimenti verranno introdotti nella dieta del bambino.
Inoltre, è assolutamente un bene che il bambino sperimenti sapori diversi, già attraverso il latte della mamma. Così facendo si allena il gusto ad una alimentazione variata, con benefici per la salute.
Ovviamente bisogna sempre seguire la regola della moderazione e della varietà dell’alimentazione e in ogni caso osservare il comportamento del proprio piccolo. Se si osservano cambiamenti o reazioni particolari in seguito all’assunzione di un dato alimento, è giustificata l’intenzione di fare attenzione. Eventualmente, col medico si valuterà l’opzione di escludere quel cibo dalla propria alimentazione.
Come detto, l’alimentazione della mamma influenza il sapore del latte, così come influenzava quello del liquido amniotico. Il bimbo quindi già conosce il sapore degli alimenti, che fanno parte della normale alimentazione della mamma e non c’è motivo di cambiarla in allattamento. Al contrario l’abitudine a sapori diversi abituerà il bambino ad un’alimentazione variata.
Questa vecchia credenza deriva dal fatto che il luppolo, una pianta che stimola la produzione del latte, è impiegato nella produzione della birra. Tuttavia, i benefici del luppolo vengono ampiamente superati dagli effetti dannosi dell’alcol contenuto nella birra. L’alcol infatti è assolutamente sconsigliato, in quanto riduce la produzione di latte e può provocare seri problemi al bambino, che vanno dalla sedazione a problemi nello sviluppo.
L’allattamento al seno può fare ingrassare la neo mamma solo se non si segue una corretta alimentazione. Anzi, grazie al maggior fabbisogno calorico, sarà più semplice perdere un po’ di peso accumulato in gravidanza.
Rispetto alla gravidanza, il fabbisogno di ferro diminuisce drasticamente e non c’è alcun motivo di non allattare. Se il proprio medico lo ritiene opportuno, inoltre, è possibile ricorrere ad integratori di ferro.
Le mamme vegane possono allattare i loro bimbi, semplicemente facendo attenzione ad assumere la giusta quantità di ferro e zinco ed integrando la vitamina B12. Questa vitamina infatti è solo di origine animale. Una sua carenza può determinare anemia, sintomi neurologici e ritardo dello sviluppo.