Alluce valgo: cos'è, le cause e come intervenire

Scopriamo in che modo è possibile prevenire o rallentare il disturbo dell’alluce valgo e quali sono le tecniche per eliminare il problema

I consigli della dottoressa Valentina

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Cos’è l’alluce valgo

L’alluce valgo è un problema del piede che interessa prevalentemente le donne e che generalmente insorge tra i 40 e i 60 anni, anche se un occhio esperto può notare una predisposizione già in età adolescenziale. Questo disturbo viene anche comunemente chiamato cipolla perché, negli stadi più avanzati, è caratterizzato dalla formazione di una protuberanza rossa e infiammata alla base dell’alluce.

Come è facile immaginare, la sintomatologia aumenta con l’avanzare della gravità. In mancanza di un intervento efficace, si può arrivare anche a limitazioni importanti della mobilità e forte dolore. A seconda della situazione, sono diversi anche gli approcci terapeutici per trattare il problema.

Anche se la chirurgia è l’unica vera soluzione per l’alluce valgo, nei primi stadi è possibile intervenire con cerotti, tutori, distanziatori e farmaci. Anche esercizi e fisioterapia, come vedremo, possono essere utili per rallentare il processo e diminuire la sintomatologia.

Tre gradi di gravità

Nell’alluce valgo le articolazioni del primo dito del piede si deformano, causandone la deviazione verso il secondo dito. Si distinguono diversi livelli di gravità di questa patologia, che vanno dal primo al terzo grado man mano che l’angolazione della falange, rispetto all’osso subito sotto (metatarso), aumenta.

In un piede normale, l’angolo fisiologico è compreso tra 5 e 9-10 gradi. In caso di alluce valgo, si parla di:

  • alluce valgo di primo grado o lieve, per angoli compresi tra 10 e 25 gradi;
  • alluce valgo di secondo grado o medio, per angoli compresi tra 25 e 40 gradi;
  • alluce valgo di terzo grado o grave, per angoli superiori a 40 gradi.

Alluce valgo: sintomi

alluce valgo sintomi

In presenza di alluce valgo, oltre alla graduale e progressiva deformazione dell’articolazione alla base dell’alluce, i primi sintomi sono rappresentati da:

  • dolore;
  • gonfiore e rossore dell’alluce, della sua base e della pianta del piede;
  • ispessimento della pelle della pianta del piede e del secondo dito, al quale l’alluce può accavallarsi.

L’articolazione alla base dell’alluce può inoltre andare incontro ad un’infiammazione definita borsite, con la formazione della protuberanza denominata comunemente cipolla. Deformazione e dolore possono essere tali da rendere molto difficile trovare calzature adatte e quasi impossibile la deambulazione. 

Le cause dell’alluce valgo

Le cause dell’alluce valgo sono sostanzialmente genetiche e anatomiche. Chi ha familiarità per la patologia, ha maggiori probabilità di svilupparla. Il rischio è accresciuto anche in chi presenta alcune caratteristiche anatomiche come il piede piatto e la lassità dei legamenti. Anche alcuni traumi a carico del piede oppure patologie neurologiche o autoimmunitarie, come l’artrite reumatoide, possono portare all’insorgenza dell’alluce valgo.

Elementi come il sovrappeso, l’indossare scarpe strette e col tacco alto sono considerate invece cause secondarie. Queste, da sole, non sono correlate allo sviluppo dell’alluce valgo. Tuttavia, abbinate alla predisposizione o a problemi anatomici, possono accelerare il processo di deformazione e contribuire ad aggravarlo.

È possibile prevenire l’alluce valgo?

Se ci si trova nella situazione in cui sia ha una predisposizione, è consigliabile effettuare in giovane età una visita presso un chirurgo ortopedico specializzato. Lo specialista può suggerire tutti gli accorgimenti per evitare che il problema si manifesti o, almeno, far sì che rallenti la propria comparsa.

I consigli generalmente più ricorrenti sono di mantenere il peso forma e prediligere calzature comode, con la pianta e la punta larghe e con tacchi non più alto di 4-5 centimetri. Può essere inoltre d’aiuto indossare, quando possibile, calzature aperte o camminare a piedi nudi.

Alluce valgo: i rimedi

Come già anticipato, la risoluzione dell’alluce valgo richiede necessariamente il ricorso alla chirurgia. Parliamo infatti di una patologia caratterizzata da una deformazione che non è possibile modificare diversamente. Il ricorso all’intervento chirurgico dipende ovviamente dalla gravità della situazione ed è l’ortopedico a decidere come e quando intervenire.

In attesa di procedere con l’intervento, tuttavia, è possibile attuare una terapia conservativa. Grazie ad essa si può rallentare il decorso della patologia, diminuendo anche i sintomi ad essa associati.

Terapia conservativa

Molto ricorrente è la pratica che porta all’utilizzo di tutori, dispositivi medici in grado di creare una trazione che tende a far assumere all’alluce la posizione corretta. Sono diverse le tipologie disponibili: si va da quelli più flessibili e comodi da indossare anche durante la giornata insieme alle calzature, a quelli più rigidi da utilizzare di notte mentre si dorme.

Oltre ai tutori, è molto ricorrente anche l’uso di cerotti e separatori. Tuttavia, questi rimedi sono da considerare delle soluzioni per trovare sollievo dal problema ma non possono risolverlo. Per tale motivo, è comunque indispensabile effettuare una visita medica per comprendere il livello di gravità del disturbo.

A seconda della situazione, poi, potrebbe essere possibile intervenire con varie tecniche di fisioterapia. Anche dei semplici esercizi, sempre stabiliti e guidati dal fisioterapista, possono aiutare a rendere più flessibile e meno dolorante l’articolazione dell’alluce. Esercizi specifici possono anche aiutare a contrastare quelle tensioni che portano all’aggravamento della patologia.

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Terapia chirurgica

Quando i rimedi conservativi non sono sufficienti ad arginare il problema o se esso è già in stadio avanzato, il ricorso alla chirurgia diventa inevitabile. Sono numerose le tecniche chirurgiche che permettono di intervenire sull’alluce valgo. Sostanzialmente, comunque, l’operazione consiste nel creare delle lesioni in alcuni punti specifici, per far sì che l’alluce torni nella posizione corretta.

L’intervento a cielo aperto, al quale oggi si ricorre raramente, ha un post operatorio e un percorso di guarigione abbastanza doloroso e lungo. Per fortuna, le tecniche micro-invasive più moderne hanno permesso di ridurre di molto sia il dolore che i tempi di guarigione e ottenere ugualmente ottimi risultati.

 

 

Valentina Cuomo

Dott.ssa

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