Il ruolo dellโalimentazione, lโindice glicemico dei cibi, gli accorgimenti per prevenire crisi ipoglicemiche: scopriamo questo e tanto
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A cura di
Dott.ssa Valentina Cuomo
Il ruolo dell’alimentazione, l’indice glicemico dei cibi, gli accorgimenti per prevenire crisi ipoglicemiche: scopriamo questo e tanto altro
La glicemia è la concentrazione di glucosio nel sangue e si indica in mg/dl. Il glucosio è la principale fonte di energia per le cellule dell’organismo. Questo zucchero è particolarmente importante per le cellule del cervello e del sistema nervoso, che ne sono strettamente dipendenti.
Proprio in virtù della sua importanza, il livello di glucosio nel sangue viene controllato e mantenuto in equilibrio da diversi ormoni:
I valori di riferimento per la glicemia vanno considerati a digiuno. In linea generale, si considerano desiderabili valori compresi tra 70 e 100 mg/dl. L’età rappresenta però una variabile da tenere in considerazione.
Nei neonati, ad esempio, può essere considerato normale anche un valore inferiore a 70 mg/dl (ma mai al di sotto dei 40 mg/dl). Nelle persone anziane, al contrario, sono considerati tollerabili anche valori di poco superiori ai 100 mg/dl. In questo caso, comunque, questi non devono superare i 126 mg/dl.
L’ipoglicemia si verifica quando si manifestano tre condizioni contemporaneamente:
In presenza di quali valori, dunque, si parla di ipoglicemia? I valori per i quali si verifica ipoglicemia, con la manifestazione di sintomi, sono in genere inferiori a:
In alcuni casi, però, è possibile manifestare sintomi anche per valori immediatamente inferiori a 70 mg/dl.
L’ipoglicemia è una condizione che può capitare (anche con una certa frequenza) ai pazienti diabetici, che assumono farmaci ipoglicemizzanti orali o insulina. Trai i principali fattori che possono essere causa di ipoglicemia, troviamo:
Esistono poi altre patologie che possono provocare ipoglicemia, anche se più raramente. Tra queste:
I sintomi dell’ipoglicemia variano molto a seconda della gravità e si manifestano solitamente per valori di glicemia inferiori a 60 mg/dl. Per lievi cali glicemici, si manifestano i sintomi tipici dell’attivazione da adrenalina (che è la risposta immediata del corpo per far risalire i livelli di glucosio).
Tra i sintomi dell’ipoglicemia lieve ritroviamo, quindi:
Quando la diminuzione della glicemia è più importante, il ridotto apporto di glucosio al cervello si manifesta con sintomi di tipo neurologico:
Quando la crisi ipoglicemia è particolarmente severa, si possono presentare sintomi anche molto gravi come:
Crisi ipoglicemica possono verificarsi anche durante la notte. In questi casi, come comprensibile, risulta più complicato riconoscere rapidamente i sintomi. In linea generale, comunque, i principali sintomi dell’ipoglicemia notturna sono:
Quando si manifesta l’ipoglicemia, è importante intervenire ai primissimi sintomi. Se si ha a disposizione un glucometro, la prima cosa ovvia da fare è effettuare una misurazione dei livelli di glucosio nel sangue. Al di là di ciò, è importante riconoscere la gravità del problema e attuare i rimedi opportuni.
Ai primi sintomi di un calo glicemico lieve, è possibile porre rimedio attuando la cosiddetta Regola del 15. Se la persona è cosciente, la crisi può essere infatti scongiurata assumendo 15g di zuccheri semplici (che corrispondono a 3 zollette di zucchero). In alternativa, è possibile bere un bicchiere di succo di frutta o consumare qualche caramella.
A distanza di 15 minuti dal calo glicemico, il problema può ritenersi superato se il livello di glicemia risale al di sopra di 60-70 mg/dl e spariscono i sintomi. In tal caso, è consigliabile consumare una fonte di carboidrati complessi (crackers o biscotti secchi). In questo modo, si assicura all’organismo una fonte di zucchero a più lento rilascio.
Quando il calo di glicemia è particolarmente grave e i sintomi includono anche la perdita di coscienza, è assolutamente vietato cercare di far bere o mangiare qualcosa al paziente.
I soggetti diabeti, che sono a rischio di crisi ipoglicemiche, dovrebbero avere con sé il glucagone in spray nasale. Questo può essere somministrato da chiunque e non richiede l’inalazione per entrare in circolo e stimolare il rilascio di glucosio nel sangue. L’alternativa è data dal glucagone in siringa, molto meno pratico in quanto richiede la capacità di saper fare l’iniezione.
In ogni caso, è importantissimo chiamare immediatamente i soccorsi e seguire le eventuali indicazioni degli operatori del 112.
L’alimentazione può risultare di grande aiuto nel prevenire cali di glicemia. Mangiare in maniera corretta è importante sia per i pazienti diabetici, sia per chi ha una glicemia costituzionalmente più bassa. Questi ultimi, infatti, sono predisposti ad avere crisi ipoglicemiche pur non soffrendo di alcuna patologia.
Ma quali sono gli accorgimenti alimentari da attuare, quindi, per prevenire crisi ipoglicemiche? Tra i principali:
L’indice glicemico è un numero che indica il modo in cui un dato alimento innalza la glicemia rispetto al glucosio semplice. Più l’indice glicemico è basso rispetto al 100 del glucosio e più lentamente gli zuccheri vengono rilasciati nel sangue. Questo assicura un apporto costante di glucosio e, allo stesso tempo, previene picchi pericolosi.
Gli alimenti a basso indice glicemico sono alimenti ricchi sia di carboidrati che di fibre. Tra questi ci sono prevalentemente i cereali integrali e i legumi.
L’indice glicemico di un pasto può anche essere diminuito includendo fonti di fibre, che rallentano l’assorbimento dei carboidrati. Quindi, ad esempio, un piatto di pasta con le verdure avrà un indice glicemico più basso rispetto ad un piatto di pasta in bianco.
In questa tabella riportiamo alcuni degli alimenti, classificati in base all’indice glicemiche. Come ovvio, si tratta di un elenco a titolo esemplificativo e non esaustivo.
Elevato indice glicemico |
Medio indice glicemico |
Basso indice glicemico |
Pane bianco |
Ananas |
Prugna |
Miele |
Banana |
Albicocca |
Pane di frumento |
Kiwi |
Pera |
Patate fritte |
Mango |
Latte magro |
Patate lesse |
Pane di segale |
Piselli |
Zucca |
Pane di quinoa |
Fagioli |
Melone |
Carote |
Lenticchie |
Cocomero |
Succo di frutta |
Ceci |
Croissant |
Uva |
Ciliegie |
Bevanda zuccherata gassata |
Arancia |
Arachidi |
Galletta di riso |
Yogurt alla frutta |
Carciofi |
Pop-corn |
Riso basmati |
Zucchine |
Fava cotta |
Riso integrale |
Melanzane |
Snack confezionato |
Pasta di grano duro |
Asparagi |
Riso parboiled |
Farina di farro |
Broccoli |
Pannocchia |
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Cioccolato fondente 85% |
Marmellata |
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Fagiolini |
Corn-flakes |
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Tofu |
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Frutta secca con guscio |
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Spezie |
C’è da ricordare che l’indice glicemico degli alimenti può essere alterato da alcuni fattori:
La gravidanza rappresenta un momento molto delicato. Le alterazioni ormonali, infatti, possono provocare uno squilibrio nei livelli di glucosio nel sangue. Per tale ragione, dunque, è possibile il verificarsi di cali glicemici. In questi casi, l’alimentazione assume ancor di più un ruolo cruciale ed è importante seguire le direttive sopra descritte.
Anche nel neonato, soprattutto nelle prime ore dopo la nascita, possono verificarsi degli episodi di ipoglicemia. Tuttavia, se non ci sono patologie alla base del problema, l’ipoglicemia nei neonati si evita semplicemente con l’allattamento a richiesta. In caso di sintomi sospetti o semplici dubbi, comunque, è bene chiedere al pediatra.
Quando risulta necessario misurare la glicemia in modo ripetuto è costante, ad esempio in caso di diabete mellito, è possibile optare per due tipologie di dispositivi:
I misuratori tradizionali con pungidito sono i classici glucometri a cui siamo abituati a veder utilizzare ai pazienti diabetici. Per la misurazione è necessario estrarre una goccia di sangue capillare dal polpastrello, mediante un pungidito, per poi misurare la quantità di glucosio attraverso l’apposita lancetta.
Il misuratore glicemia senza puntura, invece, è un dispositivo tecnologico innovativo. Per la misurazione, si avvale di sensori indossabili che possono essere cambiati con cadenze variabili (anche una volta a settimana). I glucometri senza puntura vengono collegati a smartphone e smartwach, ai quali inviano i risultati delle letture.
Alcuni misuratori senza puntura, sono dotati anche di infusori di insulina. Mediante un rilascio controllato, garantiscono un fine controllo dei livelli di glucosio anche nei pazienti con diabete di tipo 1.
Quando misurare la glicemia?
La glicemia va misurata a digiuno, preferibilmente al mattino al risveglio. Il medico può però ritenere opportuna la misurazione anche in altri momenti della giornata, prima o dopo aver mangiato, per esigenze particolari.
Quanto deve essere la glicemia a digiuno?
La glicemia a digiuno deve essere compresa tra 70 e 100 mg/dl.
Il miele alza la glicemia?
Sì, il miele contiene zuccheri semplici che aumentano la glicemia in seguito alla sua assunzione.
Il caffè amaro fa alzare la glicemia?
Bere una tazzina di caffè senza zucchero non può determinare un aumento della glicemia. Il consumo eccessivo di caffè però è sconsigliato, perché tra i vari effetti potrebbe aumentare i livelli di glicemia, per un effetto simile a quello dell’adrenalina.
Il limone abbassa la glicemia?
No, il limone nella quantità assunta con l’alimentazione non può ridurre i livelli di glucosio nel sangue.
Il digiuno alza la glicemia?
No, al contrario. Periodi prolungati di digiuno, infatti, possono provocare ipoglicemia (anche di tipo reattivo). L’ipoglicemia reattiva è quella che si verifica quando, dopo il digiuno, si ha un picco glicemico a cui consegue un picco di insulina.
Le statine fanno aumentare la glicemia?
Sì, esiste una correlazione tra l’assunzione di statine e l’insorgenza di diabete.