Seppure fisiologia, la caduta dei capelli desta sospetti quando diventa eccessiva: scopriamo quando preoccuparsi e quali sono i
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A cura di
Dott.ssa Valentina Cuomo
La caduta dei capelli è un fenomeno fisiologico che però, in alcuni casi, è così evidente da diventare un problema sia fisico che psicologico. La salute dei capelli riflette il nostro stato di salute generale. Aspetto e densità dei capelli possono essere infatti fortemente influenzati da carenze alimentari, alterazioni ormonali, malattie e altro ancora.
Oltre all’aspetto del capello, ciò che cattura l’attenzione è la caduta dei capelli. Se normalmente questa passa quasi inosservata, in alcuni periodi dell’anno (come la primavera e l’autunno) inizia a diventare percepibile. Quando si iniziano a notare delle aree di diradamento, come vedremo, il consiglio è di intervenire tempestivamente. Prima di vedere quando e come intervenire, però, scopriamo perché i capelli cadono.
Perché cadono i capelli? I capelli cadono per lo stesso motivo per cui crescono o ne spuntano di nuovi, ovvero è una conseguenza del ciclo naturale della vita del capello. Il follicolo, che costituisce la componente viva del capello, segue un ciclo vitale costituito da tre fasi principali: anagen, catagen e telogen.
Durante la fase anagen (o fase di crescita) ogni capello già presente si allunga di circa 1,5 cm al mese per un periodo di tempo variabile tra i 2 e i 6 anni. La variabilità dipende dal sesso, ma anche dalla predisposizione genetica.
Rispetto agli uomini, ad esempio, le donne presentano una crescita maggiore. In alcuni casi, è possibile arrivare anche a lunghezze di circa 1 metro. In altri, invece, non si va oltre i 40 cm.
Nella fase catagen (o fase di regressione) il capello smette progressivamente di crescere per arrestarsi definitivamente dopo circa 2-3 settimane.
Nella fase telogen (o fase di caduta) i capelli ormai morti cadono in tempi che vanno dai 2 ai 3 mesi, per essere sostituiti da nuovi capelli in fase anagen.
Perché la capigliatura rimanga folta e sana, è importante che queste tre fasi si avvicendino con i giusti tempi e nella giusta proporzione tra tutti i capelli. In un cuoio capelluto sano: l’80-90% dei capelli è in fase di crescita, l’1-2% in fase di regressione e il 10-20% in fase di caduta. Esiste un esame diagnostico, definito tricogramma, in grado di individuare la fase in cui si trovano i nostri capelli.
La caduta del capello, come detto, è un fenomeno fisiologico e viene considerata normale fino ad una perdita anche di 100 capelli al giorno. La caduta fisiologica può intensificarsi nei cambi di stagione e prevalentemente in autunno. Generalmente, però, questo tipo di caduta capello non desta grandi preoccupazioni.
Quando invece preoccuparsi? La caduta assume maggiore rilevanza quando inizia ad essere eccessiva e a causare zone di diradamento che rendono la cute visibile. Questa è infatti una situazione da non sottovalutare, in quanto potrebbe essere il segnale di problemi più seri come l’alopecia o condizioni di salute non ottimali. In questi casi, il consiglio è di rivolgersi immediatamente ad un dermatologo ed effettuare una visita tricologica.
In base alle modalità e alle tempistiche, si individuano due diverse tipologie di caduta del capello: effluvium e defluvium. L’effluvium (o effluvio) è caratterizzato da molti capelli che cadono in poco tempo. Il defluvium (o defluvio), invece, si presenta con una caduta più contenuta e che si verifica in tempi più lunghi.
Sia l’effluvio che il defluvio possono essere di tipo acuto (durata inferiore ai 6 mesi) o cronico (durata superiore ai 6 mesi) e riguardare capelli in fase di crescita (anagen) o di regressione (catagen).
Le diverse tipologie di caduta hanno cause differenti, che è importante individuare per porre rimedio nel modo più appropriato. Vediamo quindi quali sono le principali.
Tra le cause principali della caduta dei capelli vi sono sicuramente le variazioni ormonali, come quelle tipiche delle donne in alcune fasi della vita (post partum, allattamento, menopausa). Anche la sospensione della pillola contraccettiva può portare ad un aumento della caduta, a causa della diminuzione degli ormoni estrogeni che hanno un effetto protettivo sul follicolo pilifero.
Tuttavia, il tipo di caduta dipendente da fattori ormonali più comune è sicuramente l’alopecia androgenetica. In chi soffre di questo tipo di calvizie, i follicoli sono più sensibili all’azione del DHT (un derivato del testosterone) che lentamente ne ferma l’attività.
Questo tipo di alopecia è più diffuso negli uomini, a partire dai 25-40 anni. L’alopecia androgenetica si manifesta prevalentemente nell’area della fronte, delle tempie e del vertice. Tale problema può però verificarsi anche nelle donne, generalmente nel periodo della menopausa e localizzandosi sulla sommità della testa.
Anche patologie che causano carenze nutrizionali importanti (celiachia) o diete eccessivamente drastiche, possono determinare un’importante perdita di capelli. Ciò avviene a causa della scarsa quantità di nutrienti necessari: ferro, zinco, aminoacidi solforati e biotina.
Disturbi del cuoio capelluto, come dermatite seborroica o psoriasi, possono determinare perdita dei capelli a chiazze. Lo stesso avviene nell’alopecia areata, che invece è una forma di tipo autoimmune nella quale il sistema immunitario attacca i follicoli e ne blocca l’attività.
Uno stress molto forte può indurre una caduta dei capelli, che è possibile apprezzare circa tre mesi dopo l’evento scatenante e può anche peggiorare un’alopecia già presente. Questo tipo di caduta, che può verificarsi anche in seguito a malattie febbrili e che si è verificato in moltissime persone dopo il Covid-19, è dovuto alla grande produzione di mediatori dell’infiammazione che inibiscono l’attività dei follicoli.
Quando c’è una caduta abbondante di capelli che provoca diradamenti, come detto, è indispensabile ricercare una diagnosi precisa per individuare la terapia più adatta. In caso di patologie che sono alla base della caduta, è necessario intervenire su di esse per risolvere il problema.
Quando la caduta dei capelli è di tipo androgenetico, è possibile far ricorso a farmaci come il minoxidil. Questo farmaco, unico farmaco anticalvizie registrato per uso topico, aiuta a contrastare la caduta dei capelli.
In caso di reazione autoimmune o forte infiammazione, sempre previo consulto medico, è possibile ricorrere al cortisone.
Oltre alle terapie finora descritte, si può scegliere tra tantissimi trattamenti anticaduta locali. È possibile scegliere tra numerosi shampoo, lozioni o fiale, in base all’esigenza specifica. Tali prodotti sono formulati per favorire il normale funzionamento del follicolo pilifero e rallentare o prevenire la caduta dei capelli.
Anche la natura può venirci in soccorso, con diversi olii essenziali come il rosmarino o l’Ylang Ylang. Questi, miscelati in un olio vettore come impacco o negli shampoo, possono favorire la crescita del capello.
Quando si intraprende un trattamento anticaduta, è importante avere le corrette aspettative. È infatti impossibile vedere dei risultati immediatamente. Tutto ciò che avviene al capello, è visibile dopo almeno tre mesi.
Quindi non aspettiamoci che una chiazza diradata, dopo un mese sia popolata di capelli della stessa lunghezza di quelli rimasti. Questa è un’aspettativa irreale che non farebbe altro che aumentare lo stress che, come abbiamo visto, peggiora la situazione.