Il rischio di soffrire di questa patologia congenita è superiore per chi ha un genitore o un familiare che ne
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A cura di
Dott.ssa Valentina Cuomo
Ogni anno in Italia muoiono di morte cardiaca improvvisa tra le 50000 e le 60000 persone. La morte cardiaca improvvisa è la morte rapidissima che avviene per un evento che riguarda il cuore, in persone apparentemente sane e molte volte anche giovani. È ciò che è successo, ad esempio, ai calciatori Morosini e Astori.
Tutte queste morti sono accomunate dalla presenza di sindromi o cardiopatie congenite silenti o non diagnosticate. Tra le più temibili e neanche troppo rara, c’è la Sindrome di Brugada. Questa patologia colpisce, nel nostro Paese, 5 persone su 10000.
La Sindrome di Brugada è una cardiopatia congenita che prende il nome dai due cardiologi spagnoli che, nel 1992, la descrissero in maniera dettagliata. Si tratta di una malattia del cuore, nella quale possono improvvisamente manifestarsi aritmie ventricolari maligne. In pratica, si verificano delle significative alterazioni del ritmo cardiaco a carico dei ventricoli del cuore. La conseguenza di queste alterazioni è l’incapacità, del cuore, di contrarsi adeguatamente per pompare il sangue a tutto l’organismo.
Questa cardiopatia colpisce prevalentemente gli uomini, in un’età compresa tra i 30 e i 40 anni. Tuttavia, non è escluso che siano colpiti anche soggetti più giovani o addirittura neonati. Dal punto di vista geografico, tale patologia è più diffusa in Asia (in particolare Thailandia e Laos).
Anche se congenita, la Sindrome di Brugada può rimanere silente per molti anni prima di manifestarsi improvvisamente in forma grave. I sintomi tramite cui si manifesta possono essere:
Nei casi più gravi e irreversibili, si arriva alla morte per arresto cardiaco.
Generalmente i sintomi della Sindrome di Brugada tendono a manifestarsi la notte durante il sonno o dopo un pasto abbondante. Esistono però dei fattori che possono scatenare i sintomi, come:
La Sindrome di Brugada può colpire un cuore strutturalmente sano, nel quale però le cellule non riescono a trasmettere correttamente gli impulsi elettrici responsabili della contrazione. Questa disfunzione è causata da un malfunzionamento dei canali ionici presenti sulla membrana delle cellule stesse.
L’alterazione di questi canali è stata correlata in circa il 30-35% di casi alla mutazione genetica. Quella più importante sembra essere quella del gene SCN5A gene.
Il fatto che siano coinvolti dei geni nell’origine della malattia, ne determina anche l’ereditarietà. La trasmissione della Sindrome di Brugada è di tipo autosomico dominante. Ciò significa che, indipendentemente dal sesso (autosomico), basta anche che un solo genitore (dominante) sia portatore del gene mutato, per avere il 50% di trasmissione al figlio. Nelle famiglie che presentano queste mutazioni, infatti, i casi sono molto diffusi.
Per ridurre il rischio che questa sindrome possa essere causa di morte, è di fondamentale importanza sottoporsi ad esami cardiologici approfonditi. A maggior ragione in caso di:
Ciò vale a maggior ragione se si è consapevoli di avere parenti affetti dalla stessa sindrome.
La diagnosi non è semplice, poiché spesso gli esami risultano nella norma anche se in realtà il paziente è affetto da sindrome. Per questo motivo, il medico procede per step con diversi gradi di approfondimento.
L’ecografia non permette di diagnosticare la sindrome, ma solo di escluderla. Se sono presenti delle malformazioni, infatti, il medico deve indirizzarsi verso altre patologie.
L’holter cardiaco consiste nel monitorare il cuore nell’arco delle 24 ore. Questo esame permette di individuare i segni della sindrome, che magari non sono emersi durante il semplice elettrocardiogramma.
Nei casi sospetti si può procedere con il test della flecainide. Ricoverato in day-hospital, il paziente viene sottoposto ad elettrocardiogramma con contemporanea somministrazione di flecainide. Questo farmaco, antiaritmico, blocca i canali del sodio e provoca un’alterazione nel tracciato che consente di individuare (se presente) la sindrome.
Anche se la flecainide non provoca aritmie, questo esame viene effettuato in ambito ospedaliero per poter intervenire tempestivamente in caso di necessità.
Oltre agli esami strumentali, è possibile anche sottoporre il paziente a test genetici. Ciò si rende necessario soprattutto in caso di parenti affetti dalla sindrome e che presentino la mutazione dei geni coinvolti.
La Sindrome di Brugada è una patologia dalla quale non si può guarire. Tuttavia, essa può essere tenuta sotto controllo costantemente. Chi ne soffre, infatti, è tenuto a controlli periodici per monitorare eventuali anomalie.
Tra le raccomandazioni principali, c’è quella di evitare situazioni e fattori di rischio che potrebbero mettere in pericolo il cuore. È necessario quindi:
A seconda del grado di rischio presentato dal paziente, il medico può optare per un trattamento farmacologico o per un intervento più invasivo.
Nei pazienti con Sindrome di Brugada a basso rischio, di solito viene prescritta la chinidina o idrochinidina, un farmaco anti aritmico.
Nei pazienti ad alto rischio, si preferisce procedere con l’impianto di un defibrillatore che possa intervenire in caso di necessità per salvare la vita del paziente. L’apparecchio, infatti, monitora costantemente l’attività cardiaca. Se esso rileva una fibrillazione ventricolare, interviene generando una scarica elettrica che ripristina l’attività cardiaca. Tutti gli eventi vengono registrati, così da poter essere studiati successivamente.
Se il defibrillatore dovesse risultare non sufficiente, è possibile anche procedere all’ablazione cardiaca. Essa consiste nell’eliminazione, attraverso un catetere, della parte di cuore responsabile delle aritmie.