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A cura di
Dott.ssa Valentina Cuomo
Fattori scatenanti, rischi dati dall’esposizione al sole, ereditarietà e cure: scopriamo tutto sulla vitiligine
La vitiligine è una malattia della pelle, non contagiosa, che colpisce circa il 2% della popolazione mondiale (senza distinzione tra i due sessi). Questa malattia si manifesta con la comparsa di macchie con colore più chiaro (ipocromiche) o completamente bianche (acromiche) in diverse parti del corpo.
I bordi delle macchie possono essere lisci o frastagliati e la parte centrale può essere più chiara rispetto a quella più esterna. Anche i peli delle zone colpite, così come capelli, ciglia e sopracciglia, possono diventare bianchi. Questo fenomeno è definito leucotrichia.
Le zone più comunemente interessate dalla vitiligine sono:
il viso, in particolare occhi e bocca
mani, polsi e gomiti
piedi, caviglie e ginocchia
A seconda della distribuzione delle macchie, la vitiligine si distingue in due tipologie:
La vitiligine bilaterale è la forma più comune, che interessa circa il 90% dei pazienti, ed è caratterizzata da chiazze bianche simmetriche nei due lati del corpo.
La vitiligine localizzata riguarda solo una parte del corpo, in modo non simmetrico. È la forma meno diffusa e generalmente insorge in età pediatrica.
Le cause esatte della vitiligine non sono ancora del tutto note. Sono due le ipotesi più accreditate, secondo cui:
Nonostante le ipotesi sulla predisposizione genetica, comunque, la vitiligine non è considerata una malattia ereditaria in senso stretto. Ciò è dovuto a studi che hanno riscontrato familiarità solo nel 30% dei pazienti che ne sono affetti.
Ma come inizia la vitiligine? Il meccanismo di insorgenza della problematica non è ancora chiaro. Tuttavia, tra i possibili fattori scatenanti è possibile individuare eventi di forte stress o lesioni della cute. In particolare, ustioni solari o chimiche possono scatenare la problematica (fenomeno di Koebner).
Le macchie della vitiligine non sono in alcun modo contagiose e non si associano ad altri sintomi. È stata però notata una certa correlazione tra questa e altre patologie di natura autoimmune: disfunzioni tiroidee (come la tiroidite di Hashimoto), diabete, anemia perniciosa.
Una conseguenza diretta della mancanza di melanina è la facilità con cui le zone depigmentate si ustionano, in modo anche grave, con l’esposizione al sole. Per chi soffre di vitiligine, è dunque di fondamentale importanza proteggere accuratamente le lesioni dai raggi UV del sole.
La diagnosi di vitiligine viene fatta dal medico sulla base dell’osservazione delle lesioni e delle informazioni sui tempi e modalità di comparsa delle lesioni.
Per una valutazione più precisa, viene utilizzata la lampada di Wood. Questa lampada a luce UV, infatti, consente una migliore osservazione e permette di distinguere le macchie della vitiligine da quelle di altre malattie (ad esempio le infezioni fungine).
In alcuni casi può essere necessario effettuare analisi del sangue, per assicurarsi che non siano presenti altre malattie autoimmuni che frequentemente coesistono con la vitiligine.
La vitiligine ha l’andamento altalenante tipico delle malattie autoimmuni. Dopo l’esordio, infatti, può restare stabile così come può peggiorare rapidamente.
Ma la domanda più ricorrente è: la vitiligine può scomparire? La risposta è che questa malattia della pelle non può scomparire del tutto. Tuttavia, può migliorare spontaneamente. In altri casi, invece, è possibile intraprendere un trattamento della vitiligine seguendo vari percorsi terapeutici.
Il primo approccio di solito è l’impiego di creme a base di derivati del cortisone oppure di associazioni con alcune forme di vitamina D.
Da qualche mese è approvato anche in Italia l’impiego di un nuovo farmaco, il ruxolitinib, che ha buoni risultati. Questi farmaci vanno usati con molta costanza, a volte gli effetti si vedono dopo mesi e se si sospende la terapia è possibile perdere i progressi ottenuti.
Per terapia PUVA si intende l’associazione di sostanze fotosensibilizzanti per via orale all’esposizione a lampade UVA. Questa terapia ha lo scopo di stimolare i melanociti a produrre melanina, favorendo così la pigmentazione cutanea.
Lo stesso scopo viene perseguito con l’esposizione a UVB a banda stretta. Anche in questo caso è necessario avere molta costanza e sia i farmaci che i raggi UV possono avere effetti collaterali gravi.
Quando l’area più chiara è molto estesa, si può pensare ad uno sbiancamento delle zone non colpite da vitiligine. In questo caso si usano delle creme molto irritanti, il cui effetto è irreversibile.
In casi molto resistenti o dove il disagio psicologico sia eccessivo, si può pensare ad un intervento di trapianto di melanociti (con tutti i rischi che un’operazione del genere comporta).
In alcuni casi, c’è chi riesce a trasformare la vitiligine in una peculiarità e punto di forza. In altri casi, invece, le macchie sulla pelle possono rappresentare un grave condizionamento per la vita sociale. Per chi voglia mimetizzare le macchie bianche, senza ricorrere ai farmaci, è sempre possibile ricorrere a make-up camouflage.