Quando la pipì a letto si protrae nel tempo, è necessario intervenire: scopriamo in che modo è possibile
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A cura di
Dott.ssa Valentina Cuomo
Quando la pipì a letto si protrae nel tempo, è necessario intervenire: scopriamo in che modo è possibile farlo
L’enuresi notturna, ovvero la pipì a letto, è una situazione assolutamente normale nei bambini molto piccoli. Ciò è dovuto al processo di comprensione del controllo del proprio corpo, specie durante il sonno. Quando però gli episodi di enuresi si protraggono nel tempo, è importante capirne le cause e trovare il rimedio giusto.
Pipì a letto: quando non va più bene
Quando gli episodi di enuresi si manifestano in maniera frequente e costante in bambini al di sopra dei 5 anni, diventa necessario intervenire. Si parla di enuresi notturna quando la pipì a letto si verifica almeno due volte a settimana e per tre mesi consecutivi. In circostanze del genere, non è più consigliabile soprassedere ma è necessario rivolgersi al pediatra.
È possibili distinguere 4 diverse tipologie di enuresi, a seconda di modalità e tempistiche di manifestazione del problema. Nello specifico, è possibile distinguere:
Si parla di enuresi primaria quando il bambino non ha mai acquisito il controllo totale degli sfinteri, durante la notte. Questa è la condizione che riguarda la maggior parte dei bambini.
Quando il problema della pipì a letto si manifesta dopo almeno 6 mesi di notti asciutte, allora si parla di enuresi secondaria. Questa condizione non riguarda solo i bambini.
L’enuresi secondaria, infatti, riguarda anche adulti e anziani nei quali c’è un alterato controllo della minzione (per motivi diversi, tra cui patologie e traumi).
Quando il problema del controllo della minzione si manifesta solo durante la notte, quindi con pipì a letto, si parla di un’enuresi monosintomatica (ovvero che si presenta con un singolo sintomo).
È definita enuresi non-monosintomatica quella che si palesa con sintomi non solo notturni ma anche diurni. Tra questi sintomi è possibile riscontrare:
Soffrire di enuresi notturna è più probabile per bambini i cui genitori ne abbiano sofferto durante l’infanzia. Al di là della familiarità, però, è importante indagare perché le cause possono essere svariate.
Nel caso dell’enuresi primaria, le cause principali sono da attribuire ad un’alterazione o ritardo della maturazione dei processi fisiologici che regolano il controllo. Nello specifico:
A proposito di questo ultimo punto, è bene fare un’ulteriore precisazione. La difficoltà nel risvegliarsi, durante la notte, non è sinonimo di sonno profondo e ristorare. Dagli studi è infatti emerso che questi bambini hanno continui tentativi di risveglio, che si manifestano anche con movimenti improvvisi di braccia e gambe. Da ciò ne consegue, oltre che gli episodi di pipì a letto, anche una scarsa qualità del sonno.
In caso di enuresi secondaria è importante indagare a fondo, per escludere cause patologiche come infezioni delle vie urinarie o diabete.
Oltre a quelle appena descritte, le possibili cause della pipì a letto possono essere molte altre. In genere, il pediatra indaga molto sulle abitudini comportamentali del bambino. L’obiettivo è quello di individuare eventuali abitudini che causano l’enuresi, per risolvere il problema senza far ricorso ai farmaci.
Un esempio classico è rappresentato dalla stitichezza. Un bambino stitico avrà un intestino pieno che, schiacciando la vescica, ne riduce la capienza. Un altro fattore può essere l’eccessiva assunzione di liquidi la sera, ma anche di bevande contenenti caffeina o coloranti, che stimolano la produzione di urina.
È molto comune la convinzione che la pipì a letto sia provocata da turbamenti psicologici. Sicuramente un bambino agitato o preoccupato non dorme bene e questo può manifestarsi con il bagnare il letto. Ma, oltre a risolvere eventuali conflitti per il benessere generale del bambino, è importante considerare che questa situazione può avere importanti conseguenze sull’autostima e sulla socialità del bambino.
Sentirsi in difetto, non capaci e non poter partecipare ad una gita di più giorni o andare a dormire a casa di amichetti, altera in modo significativo il benessere psicologico.
Viste le possibili cause e conseguenze, è fondamentale capire che la problematica della pipì a letto non va sottovalutata. Il problema va invece affrontato, senza ingigantire e colpevolizzare il bambino, rivolgendosi al pediatra per chiedere aiuto.
In caso di enuresi primaria, potrebbe iniziare tutto con una terapia di tipo comportamentale. Alcuni pediatri consigliano la redazione di un diario minzionale: un diario su cui annotare quanti liquidi assume il bambino, quante volte va in bagno di giorno e quante notti bagna il letto. Dopo un mese, si valuta la situazione e gli eventuali miglioramenti.
Alcuni pediatri suggeriscono anche l’uso degli allarmi notturni. Questi dispositivi, grazie a dei sensori, rilevano l’umidità nelle mutandine facendo partire un allarme che sveglia il bambino. L’utilità sarebbe quella di aiutare il bambino a riconoscere lo stimolo e a svegliarsi.
Quando la terapia comportamentale non basta, è possibile ricorrere a diversi farmaci. Questi hanno la funzione di agire sulla produzione di urina notturna o sull’attività della vescica.
La desmopressina, disponibile sotto forma di spray o compresse, ad esempio, riduce la produzione di urina notturna. In caso di assunzione, sarà ancora più importante non bere troppa acqua prima di andare a dormire. Ciò è dovuto al fatto che il corpo non potrà eliminarla a causa del farmaco.
Un altro farmaco impiegato è l’ossibutinina, che riduce l’attività della vescica. Lo scopo di queste terapie è quello di sostenere il bambino e la famiglia durante l’acquisizione di correte abitudini, per poi essere gradualmente sospese e sempre sotto supervisione del medico.
Dopo aver visto cos’è l’enuresi, quali sono le possibili cause e gli eventuali rimedi, vediamo quali sono i piccoli accorgimenti da poter mettere in atto per prevenire o risolvere il problema.