Epilessia: cos'è, cause e cosa fare durante una crisi epilettica

L’epilessia interessa molte più persone di quanto si creda: è importante saperla riconoscere e sapere cosa fare in caso di necessità

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Indice

Cos’è l’epilessia
Cosa accade durante una crisi epilettica
Crisi epilettiche: come si distinguono
Epilessia: sintomi premonitori
Epilessia: cause
Epilessia: cure
Cosa fare in caso di crisi epilettica
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Cos’è l’epilessia

L’epilessia è una malattia neurologica più diffusa di quanto si creda. Si stima che in Italia interessi l’1% della popolazione, prevalentemente bambini e anziani al di sopra dei 75 anni.

In realtà, più che di epilessia, si dovrebbe parlare di epilessie poiché ne esistono molti tipi. Tutti però sono accomunati dalla presenza di crisi epilettiche, ripetute nel tempo e non provocate. Un singolo episodio di crisi epilettica invece non significa essere malati di epilessia.

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Cosa accade durante una crisi epilettica

Una crisi epilettica è scatenata da scariche elettriche anomale che partono dalla corteccia cerebrale, cioè lo strato esterno del nostro cervello, che proprio attraverso impulsi elettrici coordina diverse funzioni. A seconda che la crisi interessi solo un punto o tutta la corteccia cerebrale si distinguono due tipi di crisi: focali e generalizzate.

Crisi epilettiche: come si distinguono

Crisi focale

In una crisi focale la scarica parte da un punto preciso della corteccia cerebrale e a seconda della funzione controllata da quella zona si avranno sintomi che possono riguardare la parola, la vista o i movimenti. Nelle crisi focali viene mantenuto lo stato di coscienza, tuttavia è possibile che una crisi inizi come focale per poi interessare tutta la corteccia.

Crisi generalizzata

In una crisi generalizzata invece fin dall’inizio è interessata tutta la corteccia cerebrale, ma anche in questo caso i sintomi possono variare moltissimo a seconda del tipo di epilessia. Vediamo alcuni esempi.

Crisi tonico-clonica

Il tipo di crisi più grave è quella tonico-clonica, in cui si ha un’improvvisa perdita di coscienza. Il soggetto può emettere un urlo, poi cade a terra irrigidito, con la bocca serrata. Questa è la fase tonica.

Successivamente iniziano delle scosse ritmiche di tutto il corpo, tipiche della fase clonica. Durante la crisi si può avere emissione di bava schiumosa e la perdita del controllo degli sfinteri. Questo tipo di crisi spaventa moltissimo chi vi assiste, ma il paziente non ricorda nulla. Dopo la crisi possono esserci però senso di stordimento, sonno profondo e crampi muscolari.

In rari casi invece le crisi non si arrestano o si succedono in modo molto sostenuto. In questo caso, definito male epilettico, esiste un reale pericolo per la vita del paziente.

Assenze infantili

Al contrario delle crisi tonico-cloniche le crisi di assenze infantili sono delle brevi crisi in cui il bambino si ferma all’improvviso e il suo sguardo è assente per pochissimo tempo. Questo tipo di epilessia esordisce in età pediatrica e per fortuna generalmente tende a risolversi. Chiaramente vanno trattate perché il ripetersi di molte crisi durante la giornata altera significativamente la qualità di vita del bambino.

Epilessia: sintomi premonitori

La caratteristica delle crisi epilettiche è quella di essere improvvise. La parola epilessia deriva proprio da una parola greca che significa “essere colti di sorpresa”. Tuttavia, in alcuni casi è possibile che poco prima delle crisi si manifestino dei sintomi che preannunciano la crisi, definiti aura epilettica.

Questi sintomi sono molto soggettivi, possono essere una sensazione di formicolio agli arti, nausea o altro ancora, che il paziente impara a riconoscere.

Epilessia: cause

L’epilessia può avere diverse cause. Quando queste non vengono individuate si parla di epilessia idiopatica, anche se con l’avanzare delle conoscenze scientifiche vengono via via individuate cause genetiche alla base.

In altri casi invece la causa è da attribuire a malformazioni del cervello, a lesioni strutturali conseguenti ad eventi durante la gravidanza o il parto, a esiti di malattie infettive, come meningiti o encefaliti.

Cause scatenanti

Nei soggetti predisposti è possibile che la comparsa di una crisi venga facilitata da alcuni fattori scatenanti, come: alterazione della normale routine del sonno o carenza di sonno, assunzione di alcool e droghe, forti stress fisici o emotivi, ma anche esposizione a stimoli luminosi intermittenti. In quest’ultimo caso si parla di fotosensibilità ed è un fenomeno molto più diffuso di quanto si pensi.

Nel dicembre del 1997 ad esempio un episodio della serie animata Pokemon, trasmesso in Giappone, provocò il ricovero di oltre 700 bambini per crisi epilettiche scatenate dai lampi di luce intermittenti di uno dei protagonisti. L’episodio è stato eliminato e mai più trasmesso e da allora sono state messe a punto delle misure per evitare che situazioni del genere possano ripetersi.

Epilessia: cure

La terapia principale delle epilessie è costituita da farmaci anticrisi, che permettono di trattare circa il 70% dei pazienti con buoni risultati. Sono farmaci che vanno attentamente scelti dal neurologo e che vanno assunti con estrema precisione e regolarità.

Nei bambini diventa particolarmente importante la stretta collaborazione tra scuola e famiglia. Se le crisi scompaiono, dopo almeno due anni si può iniziare a sospendere la terapia. Ovviamente il tutto avviene sempre sotto la stretta sorveglianza del medico.

Chirurgia

Nei pazienti farmaco resistenti, che quindi non rispondono alle terapie farmacologiche, si può valutare la possibilità della rimozione dell’area della corteccia cerebrale dalla quale si originano le crisi.

Ovviamente tale opzione è possibile solo quando non si rischia di creare gravi danni neurologici al paziente. La chirurgia è anche l’opzione da valutare nel caso in cui si individuino malformazioni o traumi che provochino l’epilessia.

Neurostimolazione

Quando la chirurgia non è possibile si può anche optare per tecniche di neurostimolazione. Ad esempio, la stimolazione del nervo vagale può risultare utile per inibire le scariche anomale che causano le crisi epilettiche. Oppure con lo stesso scopo possono essere impiantati degli elettrodi direttamente in alcune aree della corteccia.

Dieta chetogenica

Infine, l’approccio dietologico, con la dieta chetogenica, può dare anch’esso buoni risultati nei pazienti che non rispondono ai farmaci. La dieta chetogenica è una tipologia di dieta in cui la maggior parte dell’apporto calorico deriva dai grassi, a discapito di proteine e carboidrati.

In tal modo il corpo e il cervello sono costretti ad utilizzare i corpi chetonici per ricavare energia. Chiaramente è un tipo di dieta che non tutti possono affrontare e che deve essere strettamente supervisionata dal medico.

Cosa fare in caso di crisi epilettica

Come comportarsi nel caso in cui si debba soccorrere una persona in preda ad una crisi epilettica? La cosa più importante è mantenere la calma, non affollarsi attorno al malcapitato e seguire questi consigli.

  1. Evita che si faccia male
    Se puoi, attutisci l’eventuale caduta e poni sotto la testa un cuscino o qualcosa di morbido a disposizione, come un giubbino o un maglione, per evitare traumi. Allontana tutti gli oggetti appuntiti o che potrebbero causare ferite nell’urto, ad esempio sedie e tavoli. Slaccia eventuali indumenti stretti al collo.
  2. Non bloccarlo
    Non cercare di fermare i movimenti e non forzare l’apertura della bocca. Non può ingoiare la lingua e continua a respirare anche con la bocca serrata. Cercare di mettere qualcosa in bocca è assolutamente sbagliato, meglio un morso alla lingua che rischiare di soffocare.
  3. Osserva attentamente
    Osserva il modo in cui si manifesta la crisi e controlla quanto tempo dura, per riferirlo poi ai medici.
  4. Disponilo in posizione di sicurezza
    Una volta terminata la crisi, disponi il paziente sul fianco sinistro, per dargli il tempo di recuperare. Non lasciarlo solo fino a che non abbia recuperato completamente.
  5. Chiama i soccorsi
    Chiama i soccorsi se:
    1. la crisi dura più di 5 minuti;
    2. è la prima volta che succede;
    3. il paziente non recupera completamente dopo la crisi.

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Valentina Cuomo

Dott.ssa

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