La prostata ingrossata è un problema che riguarda tantissimi uomini over 60: ma è solo l’età la sua
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A cura di
Dott.ssa Valentina Cuomo
L’ipertrofia prostatica benigna (IPB), più comunemente indicata come prostata ingrossata, si caratterizza appunto per un ingrossamento di questa ghiandola. La prostata, che ha le dimensioni di una castagna ed è collocata sotto la vescica, assume gradualmente dimensioni sempre più crescenti. A seconda della gravità del problema, la prostata può anche arrivare a triplicare le proprie dimensioni.
Questo processo comporta una serie di problemi più o meno gravi, che possono incidere anche in maniera significativa sulla qualità di vita dell’individuo. Tra questi, un continuo ed impellente bisogno di urinare che si associa a difficoltà e dolori nella minzione.
La prostata ingrossata è un disturbo che si manifesta negli uomini con l’avanzare dell’età: circa il 30% degli over 60 e oltre il 50% degli over 80. Le cause dell’ipertrofia prostatica benigna sono infatti anche di origine ormonale. A queste si aggiungono quelle familiari, con una maggiore incidenza su chi ha un genitore o fratello che soffre dello stesso problema.
La prostata è una ghiandola esocrina dell’apparato genitale maschile. Ha forma e dimensioni che ricordano una castagna. Con un peso che oscilla tra i 10 e i 20 grammi, è larga 4 cm e lunga 3 cm. La prostata è posizionata sotto la vescica, davanti all’intestino ed avvolge l’uretra (il canale designato all’espulsione dell’urina).
La prostata produce il liquido prostatico che costituisce una componente fondamentale dello sperma (circa il 25%). Il liquido prostatico svolge diverse funzioni fondamentali, tra cui una significativa diminuzione dell’acidità presente nella vagina femminile. Questa operazione garantisce maggiore sopravvivenza agli spermatozoi, che hanno così maggiori possibilità di fecondare l’ovocita femminile.
Le cause della prostata ingrossata non sono state ancora scientificamente individuate e definite. Nonostante ciò, però, questo problema è imputato innanzitutto ad una variazione ormonale che si verifica con l’avanzare dell’età.
Superati i 50 anni, si verifica un disequilibrio tra gli ormoni maschili (androgeni) e quelli femminili (estrogeni), a favore di questi ultimi. Questo comporterebbe un ingrossamento della prostata. Anche un aumento di concentrazione di testosterone, convertito i diidrotestosterone, è alla base dell’aumento di cellule che portano all’ingrossamento della ghiandola prostatica.
Sono diversi i fattori di rischio che predisporrebbero un soggetto ad andare incontro a problemi alla prostata. Detto dell’età avanzata, che rappresenta una causa per certi versi fisiologica, ne esistono altri:
La prostata ingrossata si presenta con diversi sintomi, più o meno evidenti a seconda della gravità del problema:
C’è da sottolineare che, dato l’aumento graduale delle dimensioni della prostata, la comparsa dei sintomi è anch’essa solitamente lenta e sequenziale. In altri casi, invece, l’insorgenza della sintomatologia può essere più rapida.
È bene inoltre precisare che il quadro sintomatico si differenzia da individuo ad individuo. Se in alcuni soggetti i sintomi sono tutti evidenti, in altri è possibile riscontrarne solo alcuni. Addirittura, per alcuni questo disturbo è quasi completamente asintomatico. Proprio in virtù di ciò, dopo i 50 anni, è sempre consigliato effettuare delle visite di controllo specialistiche per prevenire problemi gravi.
L’eccessivo aumento delle dimensioni della prostata causa uno schiacciamento dell’uretra. Questo determina un maggiore sforzo nell’atto della minzione, andando a pesare in maniera importante sulla vescica.
A lungo andare, questo meccanismo può condurre ad una ritenzione urinaria acuta. Tale fenomeno, che costituisce la più pericolosa conseguenza della prostata ingrossata, si manifesta con una totale impossibilità di urinare. L’inserimento di un catetere rappresenta l’unica soluzione per risolvere il problema.
Anche il mancato svuotamento completo della vescica, indebolita nel tempo, rappresenta una complicanza rilevante. Il ristagno di urina, infatti, può causare l’insorgere di infezioni della vescica e del tratto urinario.
L’eccessiva pressione sull’uretra, da parte della prostata, può riflettersi anche sullo stato di salute dei reni. Nei casi più gravi, non trattati, questo può provocare insufficienza renale.
Molto spesso l’ipertrofia prostatica benigna (detta anche iperplasia prostatica benigna) è assimilata al cancro alla prostata. Questo rappresenta un errore, in quanto non c’è correlazione tra l’ingrossamento della prostata e il tumore che colpisce questa ghiandola.
La prostata ingrossata ha una natura benigna e non costituisce in alcun modo un preambolo al tumore. L’aumento delle cellule che caratterizza l’ipertrofia prostatica benigna è circoscritto alla prostata, senza interessamenti dei tessuti che la circondano.
Nel caso di comparsa di tumore alla prostata in chi soffre di iperplasia prostatica benigna, è bene ricordare che questi due eventi non hanno tra loro nessun rapporto di causa-effetto.
In che modo è possibile diagnosticare l’ipertrofia prostatica benigna? A seconda della gravità del problema, esistono diversi modi per effettuare una diagnosi di prostata ingrossata:
Attraverso l’ano, il medico arriva a palpare la prostata per verificarne lo stato di salute e la presenza di eventuali aspetti anomali. L’esplorazione rettale è consigliata con cadenza regolare (una volta all’anno) per chi ha superato i 50 anni.
L’esame delle urine, con urinocoltura, serve al medico per verificare l’eventuale presenza di infezioni delle vie urinarie o della vescica.
Il PSA, antigene prostatico specifico, è una proteina secreta dalla prostata. Livelli di PSA elevati segnalano un aumento delle dimensioni della prostata. In tali casi, è necessario effettuare ulteriori accertamenti per escludere la possibilità di cancro alla prostata.
Per effettuare tale esame è necessario urinare all’interno di un apparecchio (flussometro), simile ad un water, che è in grado di valutare la potenza del flusso di urina.
Attraverso il retto, una sonda restituisce l’immagine e le dimensioni della prostata. In tal modo, lo specialista è in grado di appurare l’ingrossamento della ghiandola.
La biopsia prostatica consiste nel prelievo di alcuni campioni di tessuto ed è importante per verificare l’eventuale presenza di un tumore (adenocarcinoma prostatico).
Sono diversi i tipi di intervento da poter mettere in pratica per curare la prostata ingrossata. Nei casi meno preoccupanti, in cui la sintomatologia è assente o molto contenuta, può essere sufficiente un monitoraggio costante dello stato di salute della ghiandola prostatica.
Nei casi in cui l’ingrossamento della prostata desta maggiore preoccupazione o si manifesta con sintomi più o meno severi, è possibile intervenire in diversi modi. Il primo approccio è di tipo farmacologico, con una serie di farmaci deputati a limitare il problema. Nei casi in cui la terapia farmacologica non risulti efficace o l’ingrossamento ha già causato problemi gravi, si fa ricorso all’intervento chirurgico.
Uno stile di vita sano e corrette abitudini, rappresentano un valido alleato nel contrastare l’ipertrofia prostatica benigna. Ogni giorno è sufficiente mettere in pratica pochi piccoli accorgimenti:
Nei casi di moderata gravità, è possibile far ricorso ad alcuni farmaci per la prostata ingrossata. Tra quelli più comunemente utilizzati ci sono gli inibitori della 5-alfa-reduttasi (dutasteride e finasteride). Questi farmaci bloccano gli effetti del diidrotestosterone, che causa l’ingrossamento della prostata. Questi farmaci, soprattutto nelle fasi iniziali, possono presentare alcuni effetti indesiderati come impotenza ed eiaculazione retrograda.
Gli alfa-bloccanti sono un’altra tipologia di farmaci utilizzati per l’IPB. Questi contribuiscono a rilassare la vescica, favorendo la fuoriuscita dell’urina. Gli effetti indesiderati che possono verificarsi all’assunzione di questi farmaci sono generalmente ipertensione, vertigini, stanchezza diffusa, emicrania.
Quando la terapia farmacologica non è sufficiente nel trattamento della prostata ingrossata, si fa ricorso alla chirurgia. La TURP (resezione transuretrale della prostata) è la tipologia di intervento più utilizzata per rimuovere il problema dell’ipertrofia prostatica benigna.
Attraverso l’uretra viene inserito un resettore che rimuove l’adenoma prostatico (ingrossamento della prostata), fino a tracciare un solco che favorisce l’uscita dell’urina durante la minzione. La TURP costituisce un tipo di intervento mini-invasivo, che prevede una degenza di norma non superiore alle 72 ore.